L’Amore nella sofferenza

Nel corso della mia vita ho fatto molte missioni. Tutte queste mi hanno sempre lasciato qualcosa di bello ed emozionante che ricordo sempre con gioia. Quando partivo per un’esperienza così  tendevo però a lasciare gli aspetti negativi della mia quotidianità per potermi meglio dedicare alla missione e distaccarmi dalla vita reale.

Quest’anno ho scelto di vivere la settimana santa con delle premesse un po’diverse, mettendo di fronte a Gesù tutta la mia persona, con pregi , difetti , sbagli , afflizioni, desideri, limiti, difficoltà della vita, portando anche la mia “croce”  accanto alla sua per accompagnarlo e capire un po’ cosa volesse dirmi. Di momenti belli ne ho passati moltissimi già dalla prima sera incontrando subito nuovi amici ma ne ho vissuto uno che ho percepito come risposta a tutto il senso del mio essere lì.

Un pomeriggio abbiamo fatto visita in ospedale ad una signora anziana di 90 anni praticamente agonizzante, non parlava, non si muoveva, a fatica respirava, era praticamente immobile. Tutte le persone che stavano con lei avevano l’atteggiamento di chi in un certo senso rassegnato non può far altro che aspettare la fine. La situazione era cosi delicata che non sapevo cosa potessimo fare per portare conforto.Mentre pensavo queste cose un missionario con una dolcezza estrema le ha preso la mano e ha iniziato ad accarezzarla, un gesto semplice apparentemente. La signora, con quelle poche forze che aveva ha aperto i suoi occhi stanchi e ha iniziato a sussurrare un padre nostro insieme a noi. Èra impressionante come non si sentissero parole eppure nella semplicità di quei gesti, in quegli occhi qualcuno mi parlava e mi faceva toccare con mano la bellezza del suo amore, un amore che è ancora più presente soprattutto nella sofferenza ed è capace di trasformare il buio in luce, stava rispondendo anche alle mie di afflizioni indicandomi la strada giusta per accogliere le difficoltà della vita con una parola che , sebbene semplice, è molto difficile da attuare nella vita quotidiana, amore. Penso che sebbene sia la piu semplice del vangelo  spesso sperimentiamo il nostro limite a metterla in pratica; perché l’amore come Gesù lo intende è un amore che ci vuole far uscire dalle dinamiche dell’ io e ci fa capire che siamo venuti al mondo per amare, per essere strumenti di amore, che passa attraverso la porta stretta della sofferenza e prorpio quando pensiamo che il peso delle nostre croci è troppo forte il nostro sguardo deve essere rivolto verso di lui. Quante volte di fronte alle difficoltà   smettiamo di amare la nostra vita e anche noi stessi , smettiamo di seguire Gesù anche se ci professiamo cristiani, non perchè vogliamo essere così, ma perchè non ci siamo preoccupati di ascoltarlo, di seguire il suo esempio e sperimentiamo la nostra impossibilità di essere artefici della nostra vita. Capire che siamo al mondo per amare cambia totalmente la vita. Imparare ad amare vuol dire riconoscere in ogni cosa che ci è data un dono a partire da noi stessi, come dono al prossimo. Anche le nostre aspettative professionali non possono essere sterili da essere viste nell’ottica di una semplice soddisfazione accademica  ma come  occasione per far fruttare i nostri talenti e poterli poi donare a chi sul cammino della nostra vita avra bisogno. Amare come Gesù insegna vuol dire cambiare il modo di concepire le relazioni tra le persone, vedere l’altro come creatura di Dio consente di amarlo e amandolo stiamo amando Dio . Ero stupito di come gesti piccoli come una carezza , uno sguardo, un mano che si stringe fossero capaci di toccarmi così tanto. Nelle missioni facciamo sempre belle esperienze ma ci dimentichiamo che il nostro cammino inizia quando usciamo dalla “ormai nota località di san sepolcro” e dobbiamo mettere in pratica nelle nostre vite ciò che abbiamo appreso. È piu difficile perché nelle missioni siamo in gruppi, siamo sostenuti dagli amici, dai padri e consacrate, ci viene “naturale” essere aperti perché il gruppo dà forza ma nella vita di tutti giorni la realtà è molto diversa e avere lo sguardo verso la croce può aiutare a non perdersi e a non scoraggiarsi mai, a non dimenticarsi che siamo fatti per il bene e a compiere ogni azione con amore.

(Niccolò, Settimana Santa 2016)